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Due furono i nomi che vennero proposti a Joaquim Pedro Quintela giunto in Italia come impresario del Teatro de São Carlos di Lisbona nel 1838: Giuseppe Verdi e Angelo Frondoni. Per il secondo, ventiseienne compositore, era l'opportunità di una nuova vita e la scelta si rivelò fortunata, tanto che a breve Frondoni sarebbe divenuto tra i più celebri operisti portoghesi del suo tempo, tanto da essere considerato "il Verdi di Lisbona". Attraverso i tre saggi a firma di Mario Moreau (Angelo Frondoni, un italiano in Portogallo), Giuseppe Martini (Angelo Frondoni compositore) e Raffaella Nardella (Angelo Frondoni letterato e critico musicale) viene illustrata la poliedrica figura del musicista emiliano naturalizzato portoghese.